venerdì 30 ottobre 2009

In originale: The Suspicions of Mr. Whicher or The Murder at Road Hill House

Se Edgar Lustgarten è stato un precursore nel proporre il "true crime" nei suoi libri e programmi radiofonici e televisivi, seguendo le sue orme Kate Summerscale tenta in "Omicidio a Road Hill House" un'operazione ancor più complessa e sofisticata.
Proporre una ricostruzione puntuale, avvincente e storicamente inappuntabile e insieme un saggio critico su una società, i suoi costumi, la sua cultura.
In una notte d'estate del 1860, nella quiete assonnata e apparentemente protetta di una casa signorile della campagna inglese del Wiltshire, viene commesso un orribile delitto, destinato a diventare il più tristemente celebre della sua epoca.
Un'epoca particolare in cui, sullo sfondo dell'apogeo della potenza britannica sotto la regina Vittoria, assistiamo insieme alla nascita delle moderne tecniche di investigazione - e dei corpi di polizia destinati a sperimentarle sul campo - e della letteratura poliziesca che le racconta.
Sono passati meno di due decenni dalla pubblicazione dei "Racconti della Rue Morgue " di Edgar Allan Poe, che segnano il passaggio definitivo dalla letteratura gotica a quella poliziesca, e di questo delitto efferato troviamo echi nell'ultima opera incompiuta di Dickens e in quelle di une dei padri fondatori del genere, Wilkie Collins.
Il suo detective Cuff ricorda indiscutibilmente nei tratti e nei modi il sergente Whicher incaricato delle indagini a Road House Hill.
Un outsider e insieme un intruso, un corpo estraneo in un ambiente sociale, più elevato di quello da cui proviene per nascita, di cui finisce per smascherare con paziente tenacia ipocrisie e segreti fino a portare un colpevole confesso in tribunale e alla sentenza definitiva.
Ma sappiamo che la "verità giuridica" non necessariamente corrisponde alla verità tout court.
Whicher, come testimoniano le sue carte personali, porterà nella tomba la convinzione di aver potuto provare solo una parte di quanto intuito.
Di aver individuato sì un colpevole, ma non l'unico, e sacrificato così un capro espiatorio consenziente alla ansia pubblica di giustizia.
Saranno solo i documenti venuti alla luce dopo la sua morte e quella dei protagonisti, anche tra i lasciti dell'eredità della famiglia Kent, a rivelarci la soluzione definitiva del caso e completare lo sconcertante spaccato di vita familiare, celato dal pesante velo del perbenismo vittoriano, che rimane il ricordo più vivido di questo libro.
Che nel lettore italiano non può non risvegliare i dubbi, mai del tutto sopiti, legati ad una delle vicende di cronache nera più tristemente famose degli ultimi anni.

giovedì 29 ottobre 2009

I Bassotti: Laura

"Questo è stato il secolo delle donne e io so di essere stata parte di quella rivoluzione. In un'altra generazione, forse la prossima, la parità sarà data per scontata. Coloro che verranno dopo di noi troveranno più facile affermare la propria indipendenza, ma si saranno perse la grande avventura di essere nate in un secolo di cambiamento".
Sono parole scritte da Vera Caspary nella sua autobiografia "The Secrets of the Grown-Ups", ma potrebbero tranquillamente essere state pronunciate dalla protagonista del suo primo mystery, Laura.
Giovane provinciale alla conquista della grande metropoli, dotata in egual misura di fascino e di talento, Laura Hunt riesce, bruciando le tappe, a diventare un'affermata pubblicitaria e una protagonista della vita sociale e mondana.
Fino al giorno in cui viene ritrovata brutalmente uccisa nel suo appartamento, completamente sfigurata da una sventagliata di pallini in pieno viso.
A farcela conoscere e raccontare la sua storia sono, uno dopo l'altro, il suo amico più fidato e mentore nell'alta società newyorkese, Waldo Linecker, raffinato dandy, cultore della bellezza in ogni sua forma e appassionato collezionista d'arte, il fidanzato e futuro marito, il decorativo e inetto rampollo di buona famiglia, Shelby Carpenter, e infine Mark McPherson, lo smagato detective, incaricato di indagare sulla sua fine.
Da chi o meglio da che cosa è stata uccisa Laura visto che, in mancanza di testimoni e di indizi chiari, si deve partire dal possibile movente per arrivare ad un potenziale assassino?
Passione, gelosia, invidia, competizione professionale?
McPherson, sempre più coinvolto a dispetto di se stesso in un'indagine iniziata controvoglia e assegnatagli per dispetto dal suo capo, rimane affascinato dalla donna, che conosce solo attraverso il ritratto appeso nel suo appartamento e le parole di chi le ha vissuto accanto, fino al punto di innamorarsene.
Durante un temporale, mentre trascorre l'ennesima serata a casa di Laura, una porta si apre e il fantasma che ha invaso la sua mente si materializza improvvisamente di fronte a lui....
Lascio al lettore ovviamente il piacere di scoprire quali segreti, suoi e altrui, si nascondono dietro l'enigmatico viso di Laura che, nella versione cinematografica di Otto Preminger, "Vertigine", aveva le splendide fattezze di una luminosa Gene Tierney.
Non vi saranno sfuggite le affinità evidenti con un altro celeberrimo film, questa volta di Hitchcock , "Vertigo" - in italiano, proprio per evitare possibili confusioni, "La donna che visse due volte".
Il gioco del doppio, una morte drammatica e misteriosa, il tema della giovane donna in pericolo sono topoi classici del thriller, ma l'autrice lo struttura qui in maniera originale e avvincente - e ciò sicuramente ne spiega l'iniziale insuccesso - come racconto a più voci dei protagonisti, che in successione aggiungono nuovi frammenti ad un mosaico destinato a comporsi solo alla fine..
Soprattutto la sua protagonista ha una forza, una determinazione non così consueta nelle protagoniste dell'immaginario narrativo dell'epoca.
Forte, originale, determinata nella professione e nella vita sociale, ma non priva di fragilità e tenerezze quasi inaspettate nei sentimenti, Laura è un personaggio in cui a distanza di anni le lettrici possono ancora identificarsi e i lettori innamorarsi.
Mi piace pensare che Vera Caspary immaginasse così anche le giovani donne delle nuove generazioni che avrebbero goduto i frutti delle conquiste sue e delle sue compagne di avventura.

Vera Caspary, Laura, Polillo Editore

I Bassotti: Signori della corte

Edgar Lustgarten, prima avvocato, poi arruolato durante la II Guerra Mondiale come giornalista addetto alla propaganda bellica alla BBC e, dopo la sua conclusione, professionista della comunicazione e della scrittura a tutto campo, è stato decisamente un precursore.
I suoi programmi prima radiofonici, poi televisivi, rappresentano il prototipo e l'esempio (utilizzato addirittura per la sua verosimiglianza nei corsi di legge nelle università anglosassoni) della ricostruzione dei delitti e dei processi come siamo ormai quotidianamente abituati a vedere su tutti i canali televisivi e al cinema.
Non è sorprendente quindi che il suo primo romanzo, ampiamento lodato dalla critica all'uscita e poi costantemente inserito in tutte le maggiori liste di "alltime best mysteries", racconti in tutte le sue fasi lo svolgimento di un processo, di quelli che nella realtà catturerebbero le prime pagine dei quotidiani e le aperture dei telegiornali.
Un delitto sensazionale, dai torbidi risvolti titolerebbero a caratteri cubitali i tabloid di Londra dove si svolge la vicenda.
Arthur Groom, giovane di umili origini, sembra aver coronato la sua ascesa sociale sia nella professione che nel privato con un ottimo lavoro e il matrimonio con una ragazza di buona famiglia. Una vita apparentemente perfetta la sua finché la polizia non arriva a bussare alla porta della quieta casa nei sobborghi per arrestarlo con l'accusa di aver massacrato una giovane prostituta a Soho.
Inverosimile? No, visto che più testimoni concordano nel raccontare che i due non solo si conoscevano e si frequentavano, ma che il comportamento protettivo di Arthur nei confronti della vittima sconfinava sempre più spesso in una possessività quasi maniacale.
Alla puntuale narrazione di tutte le fasi del processo, dal duello in punta di fioretto, ma senza esclusione di colpi, tra accusa e difesa alle reazioni psicologiche dei protagonisti dentro e fuori dall'aula, fa da contrappunto la progressiva scoperta di una serie di episodi che potrebbero far luce sulla vicenda, ma ancora sconosciuti alla corte.
Come se al lettore venisse offerto uno sguardo privilegiato, più ampio e completo di quello che sta accadendo, che agli stessi protagonisti e insieme un monito neppure troppo velato, in tempi in cui la pena di morte era ancora in vigore in Inghilterra, a non dare per scontata la possibilità di raggiungere la certezza delle colpevolezza.
Rileggendolo oggi non sorprende certo il concorde successo di pubblico e di critica che il romanzo ebbe all'epoca della sua uscita.
Lo stile di scrittura nitido ed essenziale e la perfetta struttura ad incastro dell'intreccio si amalgamano senza sforzo apparente, sorretti da un'acuta osservazione psicologica, offrendo una lettura appassionante e insieme inquietante fino all'ultima pagina.
E viene spontaneamente da chiedersi quanto la lettura di questo classico possa aver influito sui moderni maestri del procedural, penso soprattutto allo Scott Thurow di "Presunto innocente".

giovedì 22 ottobre 2009

Freschi di stampa: Vish Puri e la domestica scomparsa

Un nuovo detective esotico ci aspetta a New Delhi, trasformata dalla recente vertiginosa crescita economica dell'India fino ad apparire irriconoscibile anche agli occhi di chi vi è nato o arrivato ancora bambino.
Come il nostro protagonista Vish Puri, detective privato specializzato in indagini prematrimoniali in un paese in cui il matrimonio combinato è di fatto una tradizione inattaccabile.
Ben consapevole quindi che il rapido mutamento di aspetto delle cose nasconde modi e comportamenti profondamente radicati e ben più duri da scalfire dei muri degli edifici in demolizione per lasciar spazio ai nuovi suburbi.
Questa volta infatti, insieme ad un nuovo caso di controllo delle referenze di un futuro sposo, istintivamente inviso al nonno della sua promessa, si deve occupare della sparizione di una giovane domestica che potrebbe causare la rovina politica di un avvocato strenuamente impegnato nella lotta alla corruzione endemica dell'amministrazione giudiziaria.
Ma come ritrovare le tracce di una ragazza di cui nessuno, men che meno chi l'impiegava, conosce le generalità esatte e la storia dal momento che il suo unico valore era nel ruolo che si trovava per necessità a svolgere?
La situazione ben presto si complica: viene ritrovato un cadavere che potrebbe essere proprio quello della scomparsa e il nostro protagonista subisce un attentato, mentre l'irreprensibilità del promesso sposo sembra reggere ad ogni indagine.
Ma Vish riuscirà a trovare brillantemente il bandolo dell'intricata matassa avvalendosi della collaborazione dei suoi pittoreschi e non proprio irreprensibili collaboratori: Luce Al Neon, Sciacquone e Crema Da Viso e di un insospettabile partner silente, sua madre, anzi l'immarcescibile, inarrestabile Mamma.
Vivace, ricco di humour, con un'impeccabile descrizione di luoghi e persone in un'India in caotica trasformazione, "Vish Puri e il caso della domestica scomparsa" è una lettura piacevole e al tempo stesso, come si diceva una volta, istruttiva.
E nelle annotazioni sociali e di costume il lettore italiano non mancherà di sentire l'eco di riflessioni ascoltate molto vicino a casa.....

martedì 20 ottobre 2009

Classici: Chi ha rubato la testa di zio Tobia?

Quando si viene convocati solennemente dal patriarca per una riunione di famiglia non si può non accettarne l'invito.
Anche, o forse proprio perché, se ne viene considerati a torto la pecora nera.
Così Peter Nabucodonosor Coffin, stimato docente universitario di storia, in visita nella magione avita di Graymere, nonché residenza del coriaceo, scorbutico e ricchissimo prozio Tobia, si ritrova coinvolto, insieme al resto del suo variegato e non del tutto rassicurante parentado, in una macabra e bizzarra caccia al tesoro la cui posta sono la testa mozzata dello zio, ucciso nottetempo, il suo testamento troppo opportunamente scomparso e ovviamente l'identità dell'assassino.
Che non è scontato sia il pazzo sfuggito alla custodia e ricercato dalla polizia che si aggira minacciosamente nei dintorni.
"The Search for My Great-Uncle's Head" rivela già in questa breve sinossi il suo intento più scoperto: quello di consapevole, ironico omaggio al mistery della Golden Age con più di un tocco di straniante follia e di romanticismo sentimentale.
Come se John Dickson Carr avesse incontrato ad un cocktail durante la stesura Groucho Marx o uno dei maestri della slapstick comedy hollywoodiana.
Il romanzo del resto pare quasi pronto per essere trasformato in film o, più verosimilmente ai giorni nostri, nell'episodio pilota di una serie televisiva, il che non sorprende vista la biografia professionale di Latimer.
Si sarebbe tentati di definirlo un postmoderno antelitteram per il gusto della citazione e del rimando, ma contrariamente a molti suoi tardi epigoni, in lui il ricorso sapiente al già letto o già visto sembra derivare più da un eccesso che ad una carenza di immaginazione e originalità.
Forse un libro imperfetto, e certo così lo giudicò il suo autore che rinunciò a scrivere la serie che aveva immaginato, ma di sicura presa e divertimento anche per gli smagati appassionati del genere di oggi.

Freschi di stampa: La ballata degli impiccati

Sono passati ormai tre anni dall'assassinio della moglie Stephanie, ma il sovrintendente Peter Diamond della polizia di Bath continua ad affrontare la perdita anestetizzandosi con i doveri quotidiani e le preoccupazioni del lavoro finché capitano contemporaneamente sulla sua scrivania un dolce, omaggio di una misteriosa ammiratrice, e il fascicolo di un caso di sparizione, conclusasi con un omicidio platealmente mascherato da suicidio e un suicidio a prima vista autentico, apparentemente pronto per l'archiviazione.
Se l'uno risveglia sensi e sentimenti sopiti, l'altro suscita perplessità e dubbi nell'esperto detective che si imbatterà, nel suo cammino verso la soluzione del caso, in una corteggiatrice, di primo acchito meno elusiva dell'anonima chef, e in una serie di indizi relativi ad altri casi di duplici suicidi forse archiviati troppo frettolosamente come tali in passato.
Lovesey intreccia con naturalezza il tradizionale plot da giallo investigativo alle vicende personali del protagonista, prototipo del poliziotto disincantato e insofferente alle regole e ai doveri burocratici, grazie all'acutezza e alla puntualità delle notazioni psicologiche che finiscono per costituire il punto di forza del romanzo.

martedì 13 ottobre 2009

In lingua originale: A Whispered Name

Ancora una volta il mondo viene a bussare alla porta di Larkwood, l'appartato convento dei Gilbertini in cui vive Father Anselm, il brillante avvocato diventato monaco creato da William Brodrick.
Questa volta non si tratta né di una richiesta di asilo né dell'ingrato compito di esecutore testamentario di un'avvocatessa di successo morta prematuramente, ma di una donna ancora giovane e di un vecchio alla ricerca della verità su uno dei tanti processi per diserzione celebrati dai tribunali militari durante la I guerra mondiale.
L'unico che potrebbe esaudire la loro richiesta, il mentore di Anselm, Herbert, è però morto da tempo senza aver confidato nulla su quell'episodio, che pure doveva aver segnato la sua vita e il cammino verso la vocazione religiosa.
Non è una semplice richiesta di verità o di giustizia secondo i canoni della legge, ma la ricerca di risposte che potrebbero dare finalmente pace alla famiglia del soldato semplice J. Flanagan, quella a cui si trova costretto a rispondere Anselm.
Obbligato così necessariamente a interrogarsi anche su chi fosse realmente l'uomo che ha giocato un ruolo così importante nella sua vita.
Come sempre nei romanzi di Brodick l'investigazione è un pretesto, comunque accuratamente costruito, per una riflessione profonda sui dilemmi morali personali e collettivi che gli esseri umani hanno dovuto affrontare nel corso della storia passata e recente.
E un tentativo, mai semplice e non sempre possibile, di coniugare la logica e la necessità della legge alla sostanza dell'etica.
Grazie allo stile limpido ed elegiaco dell'autore, per chi leggerà il romanzo non sarà facile dimenticare l'accurata ricostruzione storica della battaglia di Paschendaele sul cui sfondo si completa la parabola del soldato Joseph Flanagan, vittima sacrificale, ma non inconsapevole delle follie della storia.
Una fine per molti motivi insensata la sua che paradossalmente sembra aver dato significato alla vita di chi l'ha condannato e gli è sopravvissuto.

lunedì 12 ottobre 2009

Classici: Il segno dell'assassino

Non è mai facile essere una donna non particolarmente attraente e decisamente nevrotica. Ancor di più in una noiosa cittadina della quieta provincia inglese.
Si rischia di non essere prese sul serio neppure quando si è vittime di un brutale agguato sulla via di casa, di ritorno da un party in cui si è subita l'ennesima pubblica umiliazione. Men che mai poi se si sostiene che l'aggressore sia un potenziale maniaco assassino e non un ladro particolarmente violento.
Anche gli investigatori si dovranno però ricredere su miss Jean Lubbock quando la seconda vittima non sopravviverà ad un attacco decisamente meglio architettato.
Devine ci offre in "Il segno dell'assassino" una versione relativamente moderna del classico whodunit sorprendendoci con uno dei suoi escamotage più celebrati in una virtuosistica variazione.
Da segnalare in appendice un interessante saggio breve di Massimo Pietroselli.



martedì 22 settembre 2009

Classici: Disertore di coscienza

New Bradford, cittadina qualunque della provincia americana, consuma tranquilla i suoi giorni quando una sanguinosa rapina sconvolge il sonnacchioso tran tran in cui è immersa.
Autore del colpo un terzetto di sbandati, due uomini e una donna, bizzarramente assortiti, ma, ciascuno a modo proprio, feroce e imprevedibile.
Sorpresi e intrappolati dall' inaspettata reazione della polizia, per garantirsi una via d'uscita senza abbandonare la refurtiva, prendono in ostaggio una bambina, figlia di uno dei poliziotti locali.
Scopriranno presto a proprie spese di non poter contare sulla sua acquiescenza e remissività per cercare di cavarsela.
Non è, come sembrerebbe a prima vista, la trama di un nuovo film di Tarantino e neppure la sinopsi di un poliziesco anni 70 stile "Giustiziere della notte".
E', più sorprendentemente, il filo conduttore di uno dei romanzi tardi di Dannay e Lee, meglio conosciuti con lo pseudonimo di Ellery Queen.
Pare difficile immaginarsi qualcosa di più diverso dai mistery in stile classico degli inizi della carriera negli anni '30, in cui il loro eroe eponimo seguiva non troppo velatamente le orme di Philo Vance e del suo dandysmo intellettuale.
Ma l'evoluzione stessa del personaggio Ellery Queen, dal manierismo velato di ironia delle prime storie allo sguardo lucido e certo non consolatorio dei romanzi successivi, sempre più attenti all'osservazione dei cambiamenti, delle contraddizioni e dei lati oscuri della società americana, dovrebbe averci preparato a questo riuscito esperimento sulla scia del noir e del thriller cui avrebbe sicuramente giovato una nuova traduzione.

Ellery Queen, Disertore di coscienza, I Classici del Giallo Mondadori

mercoledì 16 settembre 2009

Freschi di stampa: La porta sulle tenebre

Una Roma da poco diventata capitale d'Italia, ma ancora profondamente legata al retaggio papalino, fa da sfondo al secondo romanzo di Massimo Pietroselli.
E il dissidio latente tra vecchio e nuovo è ben rappresentato dal contrasto di caratteri e di metodo dei due investigatori protagonisti: l'ex sbirro al servizio di Sua Santità dai modi ruvidi e spicci, Onorato Quadraccia, e il giovane, serio e riflessivo funzionario di polizia piemontese, reduce dalla guerra d'indipendenza, Corrado Archibugi.
Ad unirli, senza che ne siano ancora consapevoli, è la disillusione nei confronti del mondo. Ma se per l'uno questa è recente e nasce dalla bruciante esperienza del campo di battaglia, nell'altro è ben radicata in una dura esperienza di vita e di lavoro.
A metterli alla prova questa volta due cadaveri non identificati ritrovati uno nel Tevere, l'altro in aperta campagna. Ma mentre il primo, quello di una donna segnata dalla miseria, rischia, se non fosse per la rancorosa cocciutaggine di Quadraccia, di scivolare nell'oblio e rimanere senza nome e senza giustizia, il secondo inaspettatamente balza agli onori della cronaca mettendo a dura prova la silenziosa tenacia di Archibugi.
Un testimone all'improvviso ricorda particolari che richiamano i delitti che popolano le pagine di un feuilleton che sta tenendo con il fiato sospeso tutta Roma con i suoi effetti a sensazione.
La vita sta imitando la finzione o l'autore trae ispirazione da fatti reali? La polizia ha forse colpevolmente ignorato come inattendibile la dichiarazione spontanea di espatriato inglese tormentato da un passato inconfessabile?
La preda della caccia sembra essere un uccisore, forse seriale, di bambini, ma nel corso dell'indagine Archibugi si troverà a fare i conti con uomini, interessi e poteri le cui trame all'inizio non poteva neanche immaginare.
Se ad affascinare di primo acchito è la puntuale e vivace ricostruzione storica, nel corso della lettura si apprezza soprattutto la capacità del narratore di adeguare descrizioni e tono del racconto all'occhio e alla sensibilità di chi ne è il protagonista in quel momento.
Lo sguardo di Quadraccia e quello di Archibugi si alternano e ci accompagnano fino alla soluzione dei casi. Soluzione che pur nella consapevolezza di aver fatto fino in fondo, ciascuno a modo suo, la propria parte non lenisce l'amarezza e il disincanto nei confronti della vita e della natura umana.

Massimo Pietroselli, La porta sulle tenebre, Il Giallo Mondadori

martedì 15 settembre 2009

Classici: L'ora del becchino

Ad introdurci nell'atmosfera di questo giallo dell'epoca d'ora è il delizioso disclaimer che recita:“Tutti i personaggi di questo romanzo sono ritratti accurati di persone realmente esistenti, ciascuna delle quali ha espresso il proprio consenso non solo per l’accuratezza, ma anche per la chiarezza dell’esposizione. Un’eventuale somiglianza con persone che non sono state interpellate è quindi puramente casuale"
"Un corvo indica un pericolo, due, sconosciuti in arrivo, tre, convocazione" ripete a se stesso nei primi capitoli Albert Campion. Dopo il ritorno dalla guerra ritroviamo infatti l 'investigatore alle prese contemporaneamente con una seria svolta nella sua vita e con un'eccentrica famiglia di colti borghesi in rovina, funestata da omicidi in apparenza senza un fondato movente.
Nel momento in cui dovrebbe tornare nell'alveo delle convenzioni sociali, abbandonate per seguire la vocazione di detective, ed accettare un importante incarico pubblico, proprio una serie di curiose coincidenze lo spinge a cercare di scoprire chi si sta accanendo contro i bizzarri, ma apparentemente innocui Palinode e che cosa si nasconde in Apron Street, una via in cui il tempo sembra essersi fermato al secolo precedente.
Fondamentali nel portare a termine l'impresa, non priva di rischi e sorprese, saranno le non convenzionali abilità del fedele, ma fortunatamente non proprio integerrimo, domestico Lugg oltre al sano buon senso cockney del giovane ispettore Luke.
Un romanzo piacevole, di facile lettura, che piacerà a chi ama il mistery tradizionale venato di ironia sottile e malinconica.

Margery Allingham, L'ora del becchino, Giallo Mondadori

Classici: La casa dell'altra

Si dice che le persone di forte personalità e grande fascino lascino una traccia indelebile nelle persone che le hanno conosciute e nelle case in cui hanno vissuto.
E continuino ad influenzarne la vita anche con la loro assenza.
E' così per Villa Thorne e i suoi abitanti.
Non è facile dimenticare la padrona di casa, Alice, nonostante sia rinchiusa in carcere per un delitto che molti stentano a credere abbia mai commesso.
Non è facile soprattutto per Myra, giovane ospite innamorata del marito leale, ma non inconsolabile di Alice, Richard.
Inaspettatamente una nuova testimonianza rimette tutto in gioco. riapre il mistero sulla morte di Jack Manders, sul movente e sull'identità dell'assassino.
La verità e un futuro con l'uomo che ama diventano allora la vitale posta in gioco per Myra.
"La casa dell'altra" è un thriller romantico nella tradizione della Du Maurier (e di Hitchcock e della Hollywood anni '40 ) più che dei classici mistery.
Se il richiamo più evidente è ovviamente a “Rebecca”, le due protagoniste ricordano molte femme fatale e ingenue del cinema hollywoodiano anni 40.
E se la padrona di casa non fosse bionda potrebbe essere interpretata da una Gene Tierney al culmine del suo splendore.

Mignon G. Eberhart, La casa dell'altra, I Classici del Giallo Mondadori

domenica 13 settembre 2009

Paperback: L'uomo che sorrideva

Kurt Wallander è in congedo.
La sua ultima indagine si è conclusa tragicamente, mettendo in crisi l'unica certezza della sua vita, la vocazione di poliziotto.
E il congedo rischia di trasformarsi in un addio senza ripensamenti.
Ma sulla spiaggia danese che è diventata il suo rifugio lo raggiunge un avvocato, il figlio di un uomo apparentemente morto in un incidente qualche tempo prima.
Il padre condivideva con lui lo studio e la professione, ma non i propri segreti.
Il figlio sospetta un omicidio, ma non avendo prove per riaprire l'indagine, chiede aiuto al commissario. E riceve un sofferto rifiuto.
Quando anche lui segue la sorte del padre, questa volta senza possibilità di dubbi, Wallander sente l'obbligo morale di tornare al suo posto per investigarne la fine.
L'indagine lo porterà a scoprire che anche nella società svedese il crimine ha assunto nuove vesti e modalità, non per questo meno feroci e sanguinarie.
La quarta avventura del poliziotto creato da Mankell è forse quella in cui la riflessione politica e sociologica sulla società svedese, le sue trasformazioni e i suoi traumi - in primis l'omicidio Palme - assume per la prima volta un ruolo determinante.
Come se la crisi esistenziale del protagonista e quella della società in cui vive, dei suoi miti , delle sue passate certezze si rispecchiassero l'una nell'altra, con un disincanto che non si trasforma mai in una resa di fronte al male.

Henning Mankell, L'uomo che sorrideva, Marsilio

Classici: Gideon Fell e la gabbia mortale

Per chi ama i gialli nello stile classico della Golden Age sicuramente un libro da non perdere.
Forse non un capolavoro assoluto come "L'automa" o "Il cantuccio della strega", ma l'esercizio funambolico preferito di Carr, il delitto della camera chiusa, cui nessuno può avere apparentemente avuto accesso, è portato qui al limite del virtuosismo e della credibilità.
Anche perché la camera chiusa è un campo di tennis all'aperto.
All'enigma giallo si intreccia una storia d'amore in puro stile hitchcockiano, i cui protagonisti, al tempo stesso primi testimoni e primi sospetti del delitto, sono costretti a mentire per salvarsi reciprocamente la vita.
Almeno fino a quando l'intuito dell'istrionico dottor Fell non riuscirà a smascherare l'assassino.

John Dickson Carr, Gideon Fell e la gabbia mortale, Giallo Mondadori