venerdì 30 ottobre 2009

In originale: The Suspicions of Mr. Whicher or The Murder at Road Hill House

Se Edgar Lustgarten è stato un precursore nel proporre il "true crime" nei suoi libri e programmi radiofonici e televisivi, seguendo le sue orme Kate Summerscale tenta in "Omicidio a Road Hill House" un'operazione ancor più complessa e sofisticata.
Proporre una ricostruzione puntuale, avvincente e storicamente inappuntabile e insieme un saggio critico su una società, i suoi costumi, la sua cultura.
In una notte d'estate del 1860, nella quiete assonnata e apparentemente protetta di una casa signorile della campagna inglese del Wiltshire, viene commesso un orribile delitto, destinato a diventare il più tristemente celebre della sua epoca.
Un'epoca particolare in cui, sullo sfondo dell'apogeo della potenza britannica sotto la regina Vittoria, assistiamo insieme alla nascita delle moderne tecniche di investigazione - e dei corpi di polizia destinati a sperimentarle sul campo - e della letteratura poliziesca che le racconta.
Sono passati meno di due decenni dalla pubblicazione dei "Racconti della Rue Morgue " di Edgar Allan Poe, che segnano il passaggio definitivo dalla letteratura gotica a quella poliziesca, e di questo delitto efferato troviamo echi nell'ultima opera incompiuta di Dickens e in quelle di une dei padri fondatori del genere, Wilkie Collins.
Il suo detective Cuff ricorda indiscutibilmente nei tratti e nei modi il sergente Whicher incaricato delle indagini a Road House Hill.
Un outsider e insieme un intruso, un corpo estraneo in un ambiente sociale, più elevato di quello da cui proviene per nascita, di cui finisce per smascherare con paziente tenacia ipocrisie e segreti fino a portare un colpevole confesso in tribunale e alla sentenza definitiva.
Ma sappiamo che la "verità giuridica" non necessariamente corrisponde alla verità tout court.
Whicher, come testimoniano le sue carte personali, porterà nella tomba la convinzione di aver potuto provare solo una parte di quanto intuito.
Di aver individuato sì un colpevole, ma non l'unico, e sacrificato così un capro espiatorio consenziente alla ansia pubblica di giustizia.
Saranno solo i documenti venuti alla luce dopo la sua morte e quella dei protagonisti, anche tra i lasciti dell'eredità della famiglia Kent, a rivelarci la soluzione definitiva del caso e completare lo sconcertante spaccato di vita familiare, celato dal pesante velo del perbenismo vittoriano, che rimane il ricordo più vivido di questo libro.
Che nel lettore italiano non può non risvegliare i dubbi, mai del tutto sopiti, legati ad una delle vicende di cronache nera più tristemente famose degli ultimi anni.

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