venerdì 5 agosto 2011
venerdì 30 ottobre 2009
In originale: The Suspicions of Mr. Whicher or The Murder at Road Hill House
Se Edgar Lustgarten è stato un precursore nel proporre il "true crime" nei suoi libri e programmi radiofonici e televisivi, seguendo le sue orme Kate Summerscale tenta in "Omicidio a Road Hill House" un'operazione ancor più complessa e sofisticata.
Proporre una ricostruzione puntuale, avvincente e storicamente inappuntabile e insieme un saggio critico su una società, i suoi costumi, la sua cultura.
Proporre una ricostruzione puntuale, avvincente e storicamente inappuntabile e insieme un saggio critico su una società, i suoi costumi, la sua cultura.
In una notte d'estate del 1860, nella quiete assonnata e apparentemente protetta di una casa signorile della campagna inglese del Wiltshire, viene commesso un orribile delitto, destinato a diventare il più tristemente celebre della sua epoca.
Un'epoca particolare in cui, sullo sfondo dell'apogeo della potenza britannica sotto la regina Vittoria, assistiamo insieme alla nascita delle moderne tecniche di investigazione - e dei corpi di polizia destinati a sperimentarle sul campo - e della letteratura poliziesca che le racconta.
Sono passati meno di due decenni dalla pubblicazione dei "Racconti della Rue Morgue " di Edgar Allan Poe, che segnano il passaggio definitivo dalla letteratura gotica a quella poliziesca, e di questo delitto efferato troviamo echi nell'ultima opera incompiuta di Dickens e in quelle di une dei padri fondatori del genere, Wilkie Collins.
Il suo detective Cuff ricorda indiscutibilmente nei tratti e nei modi il sergente Whicher incaricato delle indagini a Road House Hill.
Un outsider e insieme un intruso, un corpo estraneo in un ambiente sociale, più elevato di quello da cui proviene per nascita, di cui finisce per smascherare con paziente tenacia ipocrisie e segreti fino a portare un colpevole confesso in tribunale e alla sentenza definitiva.
Ma sappiamo che la "verità giuridica" non necessariamente corrisponde alla verità tout court.
Whicher, come testimoniano le sue carte personali, porterà nella tomba la convinzione di aver potuto provare solo una parte di quanto intuito.
Di aver individuato sì un colpevole, ma non l'unico, e sacrificato così un capro espiatorio consenziente alla ansia pubblica di giustizia.
Saranno solo i documenti venuti alla luce dopo la sua morte e quella dei protagonisti, anche tra i lasciti dell'eredità della famiglia Kent, a rivelarci la soluzione definitiva del caso e completare lo sconcertante spaccato di vita familiare, celato dal pesante velo del perbenismo vittoriano, che rimane il ricordo più vivido di questo libro.
Che nel lettore italiano non può non risvegliare i dubbi, mai del tutto sopiti, legati ad una delle vicende di cronache nera più tristemente famose degli ultimi anni.
Un'epoca particolare in cui, sullo sfondo dell'apogeo della potenza britannica sotto la regina Vittoria, assistiamo insieme alla nascita delle moderne tecniche di investigazione - e dei corpi di polizia destinati a sperimentarle sul campo - e della letteratura poliziesca che le racconta.
Sono passati meno di due decenni dalla pubblicazione dei "Racconti della Rue Morgue " di Edgar Allan Poe, che segnano il passaggio definitivo dalla letteratura gotica a quella poliziesca, e di questo delitto efferato troviamo echi nell'ultima opera incompiuta di Dickens e in quelle di une dei padri fondatori del genere, Wilkie Collins.
Il suo detective Cuff ricorda indiscutibilmente nei tratti e nei modi il sergente Whicher incaricato delle indagini a Road House Hill.
Un outsider e insieme un intruso, un corpo estraneo in un ambiente sociale, più elevato di quello da cui proviene per nascita, di cui finisce per smascherare con paziente tenacia ipocrisie e segreti fino a portare un colpevole confesso in tribunale e alla sentenza definitiva.
Ma sappiamo che la "verità giuridica" non necessariamente corrisponde alla verità tout court.
Whicher, come testimoniano le sue carte personali, porterà nella tomba la convinzione di aver potuto provare solo una parte di quanto intuito.
Di aver individuato sì un colpevole, ma non l'unico, e sacrificato così un capro espiatorio consenziente alla ansia pubblica di giustizia.
Saranno solo i documenti venuti alla luce dopo la sua morte e quella dei protagonisti, anche tra i lasciti dell'eredità della famiglia Kent, a rivelarci la soluzione definitiva del caso e completare lo sconcertante spaccato di vita familiare, celato dal pesante velo del perbenismo vittoriano, che rimane il ricordo più vivido di questo libro.
Che nel lettore italiano non può non risvegliare i dubbi, mai del tutto sopiti, legati ad una delle vicende di cronache nera più tristemente famose degli ultimi anni.
giovedì 29 ottobre 2009
I Bassotti: Laura
"Questo è stato il secolo delle donne e io so di essere stata parte di quella rivoluzione. In un'altra generazione, forse la prossima, la parità sarà data per scontata. Coloro che verranno dopo di noi troveranno più facile affermare la propria indipendenza, ma si saranno perse la grande avventura di essere nate in un secolo di cambiamento".
Sono parole scritte da Vera Caspary nella sua autobiografia "The Secrets of the Grown-Ups", ma potrebbero tranquillamente essere state pronunciate dalla protagonista del suo primo mystery, Laura.
Giovane provinciale alla conquista della grande metropoli, dotata in egual misura di fascino e di talento, Laura Hunt riesce, bruciando le tappe, a diventare un'affermata pubblicitaria e una protagonista della vita sociale e mondana.
Fino al giorno in cui viene ritrovata brutalmente uccisa nel suo appartamento, completamente sfigurata da una sventagliata di pallini in pieno viso.
A farcela conoscere e raccontare la sua storia sono, uno dopo l'altro, il suo amico più fidato e mentore nell'alta società newyorkese, Waldo Linecker, raffinato dandy, cultore della bellezza in ogni sua forma e appassionato collezionista d'arte, il fidanzato e futuro marito, il decorativo e inetto rampollo di buona famiglia, Shelby Carpenter, e infine Mark McPherson, lo smagato detective, incaricato di indagare sulla sua fine.
Da chi o meglio da che cosa è stata uccisa Laura visto che, in mancanza di testimoni e di indizi chiari, si deve partire dal possibile movente per arrivare ad un potenziale assassino?
Passione, gelosia, invidia, competizione professionale?
McPherson, sempre più coinvolto a dispetto di se stesso in un'indagine iniziata controvoglia e assegnatagli per dispetto dal suo capo, rimane affascinato dalla donna, che conosce solo attraverso il ritratto appeso nel suo appartamento e le parole di chi le ha vissuto accanto, fino al punto di innamorarsene.
Durante un temporale, mentre trascorre l'ennesima serata a casa di Laura, una porta si apre e il fantasma che ha invaso la sua mente si materializza improvvisamente di fronte a lui....
Lascio al lettore ovviamente il piacere di scoprire quali segreti, suoi e altrui, si nascondono dietro l'enigmatico viso di Laura che, nella versione cinematografica di Otto Preminger, "Vertigine", aveva le splendide fattezze di una luminosa Gene Tierney.
Non vi saranno sfuggite le affinità evidenti con un altro celeberrimo film, questa volta di Hitchcock , "Vertigo" - in italiano, proprio per evitare possibili confusioni, "La donna che visse due volte".
Il gioco del doppio, una morte drammatica e misteriosa, il tema della giovane donna in pericolo sono topoi classici del thriller, ma l'autrice lo struttura qui in maniera originale e avvincente - e ciò sicuramente ne spiega l'iniziale insuccesso - come racconto a più voci dei protagonisti, che in successione aggiungono nuovi frammenti ad un mosaico destinato a comporsi solo alla fine..
Soprattutto la sua protagonista ha una forza, una determinazione non così consueta nelle protagoniste dell'immaginario narrativo dell'epoca.
Forte, originale, determinata nella professione e nella vita sociale, ma non priva di fragilità e tenerezze quasi inaspettate nei sentimenti, Laura è un personaggio in cui a distanza di anni le lettrici possono ancora identificarsi e i lettori innamorarsi.
Mi piace pensare che Vera Caspary immaginasse così anche le giovani donne delle nuove generazioni che avrebbero goduto i frutti delle conquiste sue e delle sue compagne di avventura.
Sono parole scritte da Vera Caspary nella sua autobiografia "The Secrets of the Grown-Ups", ma potrebbero tranquillamente essere state pronunciate dalla protagonista del suo primo mystery, Laura.
Giovane provinciale alla conquista della grande metropoli, dotata in egual misura di fascino e di talento, Laura Hunt riesce, bruciando le tappe, a diventare un'affermata pubblicitaria e una protagonista della vita sociale e mondana.
Fino al giorno in cui viene ritrovata brutalmente uccisa nel suo appartamento, completamente sfigurata da una sventagliata di pallini in pieno viso.
A farcela conoscere e raccontare la sua storia sono, uno dopo l'altro, il suo amico più fidato e mentore nell'alta società newyorkese, Waldo Linecker, raffinato dandy, cultore della bellezza in ogni sua forma e appassionato collezionista d'arte, il fidanzato e futuro marito, il decorativo e inetto rampollo di buona famiglia, Shelby Carpenter, e infine Mark McPherson, lo smagato detective, incaricato di indagare sulla sua fine.
Da chi o meglio da che cosa è stata uccisa Laura visto che, in mancanza di testimoni e di indizi chiari, si deve partire dal possibile movente per arrivare ad un potenziale assassino?
Passione, gelosia, invidia, competizione professionale?
McPherson, sempre più coinvolto a dispetto di se stesso in un'indagine iniziata controvoglia e assegnatagli per dispetto dal suo capo, rimane affascinato dalla donna, che conosce solo attraverso il ritratto appeso nel suo appartamento e le parole di chi le ha vissuto accanto, fino al punto di innamorarsene.
Durante un temporale, mentre trascorre l'ennesima serata a casa di Laura, una porta si apre e il fantasma che ha invaso la sua mente si materializza improvvisamente di fronte a lui....
Lascio al lettore ovviamente il piacere di scoprire quali segreti, suoi e altrui, si nascondono dietro l'enigmatico viso di Laura che, nella versione cinematografica di Otto Preminger, "Vertigine", aveva le splendide fattezze di una luminosa Gene Tierney.
Non vi saranno sfuggite le affinità evidenti con un altro celeberrimo film, questa volta di Hitchcock , "Vertigo" - in italiano, proprio per evitare possibili confusioni, "La donna che visse due volte".
Il gioco del doppio, una morte drammatica e misteriosa, il tema della giovane donna in pericolo sono topoi classici del thriller, ma l'autrice lo struttura qui in maniera originale e avvincente - e ciò sicuramente ne spiega l'iniziale insuccesso - come racconto a più voci dei protagonisti, che in successione aggiungono nuovi frammenti ad un mosaico destinato a comporsi solo alla fine..
Soprattutto la sua protagonista ha una forza, una determinazione non così consueta nelle protagoniste dell'immaginario narrativo dell'epoca.
Forte, originale, determinata nella professione e nella vita sociale, ma non priva di fragilità e tenerezze quasi inaspettate nei sentimenti, Laura è un personaggio in cui a distanza di anni le lettrici possono ancora identificarsi e i lettori innamorarsi.
Mi piace pensare che Vera Caspary immaginasse così anche le giovani donne delle nuove generazioni che avrebbero goduto i frutti delle conquiste sue e delle sue compagne di avventura.
Vera Caspary, Laura, Polillo Editore
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I Bassotti: Signori della corte
Edgar Lustgarten, prima avvocato, poi arruolato durante la II Guerra Mondiale come giornalista addetto alla propaganda bellica alla BBC e, dopo la sua conclusione, professionista della comunicazione e della scrittura a tutto campo, è stato decisamente un precursore.
I suoi programmi prima radiofonici, poi televisivi, rappresentano il prototipo e l'esempio (utilizzato addirittura per la sua verosimiglianza nei corsi di legge nelle università anglosassoni) della ricostruzione dei delitti e dei processi come siamo ormai quotidianamente abituati a vedere su tutti i canali televisivi e al cinema.
Non è sorprendente quindi che il suo primo romanzo, ampiamento lodato dalla critica all'uscita e poi costantemente inserito in tutte le maggiori liste di "alltime best mysteries", racconti in tutte le sue fasi lo svolgimento di un processo, di quelli che nella realtà catturerebbero le prime pagine dei quotidiani e le aperture dei telegiornali.
Un delitto sensazionale, dai torbidi risvolti titolerebbero a caratteri cubitali i tabloid di Londra dove si svolge la vicenda.
Arthur Groom, giovane di umili origini, sembra aver coronato la sua ascesa sociale sia nella professione che nel privato con un ottimo lavoro e il matrimonio con una ragazza di buona famiglia. Una vita apparentemente perfetta la sua finché la polizia non arriva a bussare alla porta della quieta casa nei sobborghi per arrestarlo con l'accusa di aver massacrato una giovane prostituta a Soho.
Inverosimile? No, visto che più testimoni concordano nel raccontare che i due non solo si conoscevano e si frequentavano, ma che il comportamento protettivo di Arthur nei confronti della vittima sconfinava sempre più spesso in una possessività quasi maniacale.
Alla puntuale narrazione di tutte le fasi del processo, dal duello in punta di fioretto, ma senza esclusione di colpi, tra accusa e difesa alle reazioni psicologiche dei protagonisti dentro e fuori dall'aula, fa da contrappunto la progressiva scoperta di una serie di episodi che potrebbero far luce sulla vicenda, ma ancora sconosciuti alla corte.
Come se al lettore venisse offerto uno sguardo privilegiato, più ampio e completo di quello che sta accadendo, che agli stessi protagonisti e insieme un monito neppure troppo velato, in tempi in cui la pena di morte era ancora in vigore in Inghilterra, a non dare per scontata la possibilità di raggiungere la certezza delle colpevolezza.
Rileggendolo oggi non sorprende certo il concorde successo di pubblico e di critica che il romanzo ebbe all'epoca della sua uscita.
Lo stile di scrittura nitido ed essenziale e la perfetta struttura ad incastro dell'intreccio si amalgamano senza sforzo apparente, sorretti da un'acuta osservazione psicologica, offrendo una lettura appassionante e insieme inquietante fino all'ultima pagina.
E viene spontaneamente da chiedersi quanto la lettura di questo classico possa aver influito sui moderni maestri del procedural, penso soprattutto allo Scott Thurow di "Presunto innocente".
I suoi programmi prima radiofonici, poi televisivi, rappresentano il prototipo e l'esempio (utilizzato addirittura per la sua verosimiglianza nei corsi di legge nelle università anglosassoni) della ricostruzione dei delitti e dei processi come siamo ormai quotidianamente abituati a vedere su tutti i canali televisivi e al cinema.
Non è sorprendente quindi che il suo primo romanzo, ampiamento lodato dalla critica all'uscita e poi costantemente inserito in tutte le maggiori liste di "alltime best mysteries", racconti in tutte le sue fasi lo svolgimento di un processo, di quelli che nella realtà catturerebbero le prime pagine dei quotidiani e le aperture dei telegiornali.
Un delitto sensazionale, dai torbidi risvolti titolerebbero a caratteri cubitali i tabloid di Londra dove si svolge la vicenda.
Arthur Groom, giovane di umili origini, sembra aver coronato la sua ascesa sociale sia nella professione che nel privato con un ottimo lavoro e il matrimonio con una ragazza di buona famiglia. Una vita apparentemente perfetta la sua finché la polizia non arriva a bussare alla porta della quieta casa nei sobborghi per arrestarlo con l'accusa di aver massacrato una giovane prostituta a Soho.
Inverosimile? No, visto che più testimoni concordano nel raccontare che i due non solo si conoscevano e si frequentavano, ma che il comportamento protettivo di Arthur nei confronti della vittima sconfinava sempre più spesso in una possessività quasi maniacale.
Alla puntuale narrazione di tutte le fasi del processo, dal duello in punta di fioretto, ma senza esclusione di colpi, tra accusa e difesa alle reazioni psicologiche dei protagonisti dentro e fuori dall'aula, fa da contrappunto la progressiva scoperta di una serie di episodi che potrebbero far luce sulla vicenda, ma ancora sconosciuti alla corte.
Come se al lettore venisse offerto uno sguardo privilegiato, più ampio e completo di quello che sta accadendo, che agli stessi protagonisti e insieme un monito neppure troppo velato, in tempi in cui la pena di morte era ancora in vigore in Inghilterra, a non dare per scontata la possibilità di raggiungere la certezza delle colpevolezza.
Rileggendolo oggi non sorprende certo il concorde successo di pubblico e di critica che il romanzo ebbe all'epoca della sua uscita.
Lo stile di scrittura nitido ed essenziale e la perfetta struttura ad incastro dell'intreccio si amalgamano senza sforzo apparente, sorretti da un'acuta osservazione psicologica, offrendo una lettura appassionante e insieme inquietante fino all'ultima pagina.
E viene spontaneamente da chiedersi quanto la lettura di questo classico possa aver influito sui moderni maestri del procedural, penso soprattutto allo Scott Thurow di "Presunto innocente".
giovedì 22 ottobre 2009
Freschi di stampa: Vish Puri e la domestica scomparsa
Un nuovo detective esotico ci aspetta a New Delhi, trasformata dalla recente vertiginosa crescita economica dell'India fino ad apparire irriconoscibile anche agli occhi di chi vi è nato o arrivato ancora bambino.
Come il nostro protagonista Vish Puri, detective privato specializzato in indagini prematrimoniali in un paese in cui il matrimonio combinato è di fatto una tradizione inattaccabile.
Ben consapevole quindi che il rapido mutamento di aspetto delle cose nasconde modi e comportamenti profondamente radicati e ben più duri da scalfire dei muri degli edifici in demolizione per lasciar spazio ai nuovi suburbi.
Questa volta infatti, insieme ad un nuovo caso di controllo delle referenze di un futuro sposo, istintivamente inviso al nonno della sua promessa, si deve occupare della sparizione di una giovane domestica che potrebbe causare la rovina politica di un avvocato strenuamente impegnato nella lotta alla corruzione endemica dell'amministrazione giudiziaria.
Ma come ritrovare le tracce di una ragazza di cui nessuno, men che meno chi l'impiegava, conosce le generalità esatte e la storia dal momento che il suo unico valore era nel ruolo che si trovava per necessità a svolgere?
La situazione ben presto si complica: viene ritrovato un cadavere che potrebbe essere proprio quello della scomparsa e il nostro protagonista subisce un attentato, mentre l'irreprensibilità del promesso sposo sembra reggere ad ogni indagine.
Ma Vish riuscirà a trovare brillantemente il bandolo dell'intricata matassa avvalendosi della collaborazione dei suoi pittoreschi e non proprio irreprensibili collaboratori: Luce Al Neon, Sciacquone e Crema Da Viso e di un insospettabile partner silente, sua madre, anzi l'immarcescibile, inarrestabile Mamma.
Vivace, ricco di humour, con un'impeccabile descrizione di luoghi e persone in un'India in caotica trasformazione, "Vish Puri e il caso della domestica scomparsa" è una lettura piacevole e al tempo stesso, come si diceva una volta, istruttiva.
E nelle annotazioni sociali e di costume il lettore italiano non mancherà di sentire l'eco di riflessioni ascoltate molto vicino a casa.....
Come il nostro protagonista Vish Puri, detective privato specializzato in indagini prematrimoniali in un paese in cui il matrimonio combinato è di fatto una tradizione inattaccabile.
Ben consapevole quindi che il rapido mutamento di aspetto delle cose nasconde modi e comportamenti profondamente radicati e ben più duri da scalfire dei muri degli edifici in demolizione per lasciar spazio ai nuovi suburbi.
Questa volta infatti, insieme ad un nuovo caso di controllo delle referenze di un futuro sposo, istintivamente inviso al nonno della sua promessa, si deve occupare della sparizione di una giovane domestica che potrebbe causare la rovina politica di un avvocato strenuamente impegnato nella lotta alla corruzione endemica dell'amministrazione giudiziaria.
Ma come ritrovare le tracce di una ragazza di cui nessuno, men che meno chi l'impiegava, conosce le generalità esatte e la storia dal momento che il suo unico valore era nel ruolo che si trovava per necessità a svolgere?
La situazione ben presto si complica: viene ritrovato un cadavere che potrebbe essere proprio quello della scomparsa e il nostro protagonista subisce un attentato, mentre l'irreprensibilità del promesso sposo sembra reggere ad ogni indagine.
Ma Vish riuscirà a trovare brillantemente il bandolo dell'intricata matassa avvalendosi della collaborazione dei suoi pittoreschi e non proprio irreprensibili collaboratori: Luce Al Neon, Sciacquone e Crema Da Viso e di un insospettabile partner silente, sua madre, anzi l'immarcescibile, inarrestabile Mamma.
Vivace, ricco di humour, con un'impeccabile descrizione di luoghi e persone in un'India in caotica trasformazione, "Vish Puri e il caso della domestica scomparsa" è una lettura piacevole e al tempo stesso, come si diceva una volta, istruttiva.
E nelle annotazioni sociali e di costume il lettore italiano non mancherà di sentire l'eco di riflessioni ascoltate molto vicino a casa.....
martedì 20 ottobre 2009
Classici: Chi ha rubato la testa di zio Tobia?
Quando si viene convocati solennemente dal patriarca per una riunione di famiglia non si può non accettarne l'invito.
Anche, o forse proprio perché, se ne viene considerati a torto la pecora nera.
Così Peter Nabucodonosor Coffin, stimato docente universitario di storia, in visita nella magione avita di Graymere, nonché residenza del coriaceo, scorbutico e ricchissimo prozio Tobia, si ritrova coinvolto, insieme al resto del suo variegato e non del tutto rassicurante parentado, in una macabra e bizzarra caccia al tesoro la cui posta sono la testa mozzata dello zio, ucciso nottetempo, il suo testamento troppo opportunamente scomparso e ovviamente l'identità dell'assassino.
Che non è scontato sia il pazzo sfuggito alla custodia e ricercato dalla polizia che si aggira minacciosamente nei dintorni.
"The Search for My Great-Uncle's Head" rivela già in questa breve sinossi il suo intento più scoperto: quello di consapevole, ironico omaggio al mistery della Golden Age con più di un tocco di straniante follia e di romanticismo sentimentale.
Come se John Dickson Carr avesse incontrato ad un cocktail durante la stesura Groucho Marx o uno dei maestri della slapstick comedy hollywoodiana.
Il romanzo del resto pare quasi pronto per essere trasformato in film o, più verosimilmente ai giorni nostri, nell'episodio pilota di una serie televisiva, il che non sorprende vista la biografia professionale di Latimer.
Si sarebbe tentati di definirlo un postmoderno antelitteram per il gusto della citazione e del rimando, ma contrariamente a molti suoi tardi epigoni, in lui il ricorso sapiente al già letto o già visto sembra derivare più da un eccesso che ad una carenza di immaginazione e originalità.
Forse un libro imperfetto, e certo così lo giudicò il suo autore che rinunciò a scrivere la serie che aveva immaginato, ma di sicura presa e divertimento anche per gli smagati appassionati del genere di oggi.
Anche, o forse proprio perché, se ne viene considerati a torto la pecora nera.
Così Peter Nabucodonosor Coffin, stimato docente universitario di storia, in visita nella magione avita di Graymere, nonché residenza del coriaceo, scorbutico e ricchissimo prozio Tobia, si ritrova coinvolto, insieme al resto del suo variegato e non del tutto rassicurante parentado, in una macabra e bizzarra caccia al tesoro la cui posta sono la testa mozzata dello zio, ucciso nottetempo, il suo testamento troppo opportunamente scomparso e ovviamente l'identità dell'assassino.
Che non è scontato sia il pazzo sfuggito alla custodia e ricercato dalla polizia che si aggira minacciosamente nei dintorni.
"The Search for My Great-Uncle's Head" rivela già in questa breve sinossi il suo intento più scoperto: quello di consapevole, ironico omaggio al mistery della Golden Age con più di un tocco di straniante follia e di romanticismo sentimentale.
Come se John Dickson Carr avesse incontrato ad un cocktail durante la stesura Groucho Marx o uno dei maestri della slapstick comedy hollywoodiana.
Il romanzo del resto pare quasi pronto per essere trasformato in film o, più verosimilmente ai giorni nostri, nell'episodio pilota di una serie televisiva, il che non sorprende vista la biografia professionale di Latimer.
Si sarebbe tentati di definirlo un postmoderno antelitteram per il gusto della citazione e del rimando, ma contrariamente a molti suoi tardi epigoni, in lui il ricorso sapiente al già letto o già visto sembra derivare più da un eccesso che ad una carenza di immaginazione e originalità.
Forse un libro imperfetto, e certo così lo giudicò il suo autore che rinunciò a scrivere la serie che aveva immaginato, ma di sicura presa e divertimento anche per gli smagati appassionati del genere di oggi.
Freschi di stampa: La ballata degli impiccati
Sono passati ormai tre anni dall'assassinio della moglie Stephanie, ma il sovrintendente Peter Diamond della polizia di Bath continua ad affrontare la perdita anestetizzandosi con i doveri quotidiani e le preoccupazioni del lavoro finché capitano contemporaneamente sulla sua scrivania un dolce, omaggio di una misteriosa ammiratrice, e il fascicolo di un caso di sparizione, conclusasi con un omicidio platealmente mascherato da suicidio e un suicidio a prima vista autentico, apparentemente pronto per l'archiviazione.
Se l'uno risveglia sensi e sentimenti sopiti, l'altro suscita perplessità e dubbi nell'esperto detective che si imbatterà, nel suo cammino verso la soluzione del caso, in una corteggiatrice, di primo acchito meno elusiva dell'anonima chef, e in una serie di indizi relativi ad altri casi di duplici suicidi forse archiviati troppo frettolosamente come tali in passato.
Lovesey intreccia con naturalezza il tradizionale plot da giallo investigativo alle vicende personali del protagonista, prototipo del poliziotto disincantato e insofferente alle regole e ai doveri burocratici, grazie all'acutezza e alla puntualità delle notazioni psicologiche che finiscono per costituire il punto di forza del romanzo.
Se l'uno risveglia sensi e sentimenti sopiti, l'altro suscita perplessità e dubbi nell'esperto detective che si imbatterà, nel suo cammino verso la soluzione del caso, in una corteggiatrice, di primo acchito meno elusiva dell'anonima chef, e in una serie di indizi relativi ad altri casi di duplici suicidi forse archiviati troppo frettolosamente come tali in passato.
Lovesey intreccia con naturalezza il tradizionale plot da giallo investigativo alle vicende personali del protagonista, prototipo del poliziotto disincantato e insofferente alle regole e ai doveri burocratici, grazie all'acutezza e alla puntualità delle notazioni psicologiche che finiscono per costituire il punto di forza del romanzo.
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